giovedì 26 agosto 2010

Paris- Tokyo ...film delicati per cuore e spirito!!

Un breve vademecum di film che vi consiglio , vuoi perchè mi hanno affascinata vuoi perchè -come al solito- qui in Italia non esistono edizioni comprabili in DVD.
Il mercato home-video è disastroso in Italia. Dopo un lungo periodo di parsimoniosa ricerca ho scoperto film di registi francesi, inglesi, cecoslovacchi, giapponesi che non mi sarei mai sognata di trovare su uno scaffale di vendita qui, nel nostro amatissimo Paese che per molti decenni è stato la culla del cinema per il mondo intero.
Ebbene, vi elenco qui sotto una serie di titoli interessanti ( nelle versioni originali Giapponesi) perchè anche qui..l'occhio vuole la sua parte.
Alcune di queste edizioni si possono trovare anche in Francia, ma per ricerca stilistica di bellezza e contenuti o preferito proporvi le versioni vendute in Giappone.

E Non Liberarci Dal Male (Mais Ne Nous Delivrez Pas Du Mal)


Cast

Jeanne GoupilCatherine WagenerBernard DhéranGerard DarrieuMarc DubicourtMichel RobinVeronique Silver

Regia

Joël Séria

Sceneggiatura

Joël Séria

Data di uscita

1970

Genere

Drammatico
Due giovinette di buona famiglia, Anne de Boissy e la sua amica Lora, decidono, benché frequentino insieme un istituto religioso, di votarsi al Male. Da buone discepole di Satana cominciano col denunciare al confessore i presunti amori lesbici di una suora. Proseguono, durante le vacanze, eccitando gli istinti di un vaccaro, bruciando i suoi cavoni di fieno, avvelenando i canarini di un servo. Con una serie di comunioni sacrileghe si procurano alcune ostie, di cui si servono per una "messa nera", durante la quale si consacrano al Demonio. Infine, data ospitalità a un uomo "in panne", lo tentano per poi respingerlo. L'uomo, però, non si dà per vinto, tenta di violentare Lora, Anne lo uccide. Insieme, le due ragazze si sbarazzano del cadavere gettandolo in uno stagno. Terminate le vacanze, Anne e Lora tornano al loro istituto. Si dà una festa scolastica, ed esse si presentano sul palcosceniso per recitare una innocente poesia. Di fronte a un pubblico, che tarda a comprendere quel che sta accadendo, ne declamano invece una di Baudelaire, indi si cospargono il corpo di benzina e si danno fuoco.














  • Titolo originale:The Fine Art of Love - Mine Haha
  • Nazioni:ItaliaGran Bretagna,Repubblica Ceca
  • Generi:Drammatico
  • Durata:107min. (colore)
  • Data di uscita italiana:25.11.2005
  • Distribuzione:01 Distribution
  • L'educazione fisica delle fanciulle è un film di John Irvin del 2005, conJacqueline BissetMary NighyHannah Taylor-GordonAnna MaguireEmily PimmNatalia TenaAnya LahiriGalatea RanziUrbano BarberiniEnrico Lo Verso. Prodotto in Gran Bretagna, Italia, Repubblica Ceca. Durata: 107 minuti
  • Trama

    La storia, ambientata in Turingia tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, ruota intorno a sei fanciulle sedicenni, ospiti fin dall'infanzia in un lussuoso collegio dove apprendono danza, musica e buone maniere, sotto la guida di istitutrici intransigenti e severe. Le regole sono rigide, si lavora duramente ed è vietato ogni contatto con l'esterno, ma l'ambìto premio è prendere parte alla fine al più prestigioso balletto di tutto il Paese e, per la migliore, diventare l'etoile. Un mondo ordinato e severo, ma apparentemente sereno, dove le fanciulle, che sono cresciute insieme, vivono una vita a contatto della natura - tra un laghetto, una cascata e il parco - nuotano, giocano, si divertono anche. Ma dietro l'apparenza si nasconde ben altra realtà, gelosamente custodita dall'ambigua direttrice e solo vagamente intuita da Vera, la meno ingenua delle fanciulle, che pagherà caro il suo desiderio di capire.



Un cupo rito di crescita dai forti echi surrealisti e onirici che finalmente possiamo riscoprire grazie a un'ottima edizione in DVD

Ci sono film la cui materia è la stessa di cui son fatti i sogni, o gli incubi, e Valerie and Her Week of Wonders (Valerie a Týden Divů) appartiene ad essi senz'ombra di dubbio. Tratta dall'omonimo romanzo di Vítězslav Nezval, il più rilevante poeta surrealista ceco, la pellicola girata nel 1970 da Jaromil Jireš è la sublime manifestazione dell'energia incantatrice che può sprigionarsi dal susseguirsi di immagini in movimento. Abbandonando completamente le logiche discorsive del racconto, Jireš concepisce una visione tutta sottesa dai paradigmi onirici, mantenendo fede alla natura del testo originario, sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie pervasa dagli umori neri del gotico e dalla ferocia e sensuale crudeltà simbolista.
Un film letteralmente impossibile da concepire oggi che le regole produttive e le abitudini fruitive richiedono quasi esclusivamente uno scorrere dei fotogrammi facilmente digeribile, sterile dal punto di vista delle potenzialità interpretative; film che nasceva da un contesto storico politico doloroso, segnato da quella Primavera di Praga che determinò un punto di non ritorno per gli afflati democratici dell'ideologia comunista, una realtà alla quale gli artisti che rifiutarono l'esilio per continuare in terra natia a lanciare il loro grido di libertà espressiva fecero fronte abbracciando la fede dell'espressione lirica secondo i canoni cari ad Andrè Breton e Max Ernst.
Tale è anche la predisposizione e condizione di Jireš, l'esponente più noto e influente del "cinema novo" cecoslovacco, che fa dell'iniziazione della verginale Valerie un sensuale gioco analogico incentrato sulla proteiforme identità della natura femminile. Un flusso visivo continuamente sospeso tra la dimensione reale, quella ipnagogica e quella fantastico-immaginaria, attraverso le quali Valerie compie il suo passaggio da bambina a donna, continuamente minacciata, attratta e sedotta dai vampirici transfert maschili.
Valerie percepisce e sovrappone tutte le possibili sembianze assumibili dalla sua sessualità: da fanciulla angelica a diabolica creatura, in un susseguirsi figurativo la cui bellezza lascia frastornati, un affascinante teorema visivo intorno al soggetto e tema surrealista per eccellenza, l'universo muliebre.
Una messa in scena suadente e terriffica insieme, ottenuta grazie alla magistrale fotografia di Jan Čuřík che con i suoi continui flou infonde indeterminatezza su tutto quanto viene inquadrato, rendendo ignoto e perturbante il quotidiano, affascinante e desiderabile quel che si annida nelle tenebre, trasfigurando l'immanenza dei luoghi, complice in questo le partiture e melodie fiabesche gregoriane di Luboš Fišer.
Contrariamente al grossolano fraintendimento dei distributori italiani, che negli anni Settanta spacciarono il film per un softcore, rititolandolo maliziosamente 
I turbamenti di un'adolescente, Valerie è in realtà uno dei più affascinanti esempi di cinema a scrittura automatica. Un ibrido stilistico e poetico: come se il più audace e sensuale Buñuel incontrasse le atmosfere crepuscolari e funeree delNosferatu di Murnau, come se la visionarietà di Alejandro Jodorowsky scoprisse i giovanili animi in subbuglio di Luis Malle.
Un capolavoro destinato all'oblio, ma che grazie alla Second Run, casa editrice inglese dal ricco catalogo ricercato, giova ora di un prezioso ed elegante DVD dual lyer, superbamente digitalizzato. Il grado di pulizia dell'immagine raggiunto, praticamente senza nessuna imperfezione, rasenta l'incredibile, specie se considerata l'età della pellicola. Rispetto al master analogico è stato inoltre compiuto un filologico restauro dei titoli di testa, che vengono restituiti al loro ammaliante dissolversi tra un inquadratura e l'altra di Valerie intenta nelle sue fantasticherie. Ammirabile anche l'apparato di extra, tra i quali spicca un'esauriente video-intervista a Jaroslava Schallerova, stupenda e ammaliante protagonista assoluta del film di Jireš, all'epoca poco più che adolescente e che scandalizzò con i suoi acerbi nudi. Completano quest'edizione da collezione un documentario e un booklet con un apparato fotografico curato dal critico Peter Hames, che ricostruiscono la genesi dell'opera e riportano testimonianze e ricordi di un momento fondamentale della cinematografia mondiale. 











Piccole labbra

(Historia de Eva)

Genere: ROMANTICO
Durata: 86 min
Scritto da: Daniele Sanchez
Prodotto nel 1978 da Alba Cin (roma) Estela (madrid)
Distribuito da: Unifilm Stefano (1979)
Tratto da: Idea di Mimmo Cattarinich sviluppata da Daniele Sanchez
Trama: Paul, ufficiale asburgico, nel corso della prima guerra mondiale è finito in ospedale per una ferita le cui conseguenze sono la zoppia, il morale a pezzi e gravi problemi sessuali. Isolatosi nella propria casa di campagna vi incontra Eva, una maliziosa orfana di dodici anni allevata dagli zii.



Produttore: Orusutak kupikuchazu 
Nome Cast: Anita, Biyanka, gelsomino, Marcia, Sonia 
Tempo: 60 minuti 
Data di pubblicazione :2009-12-29 






Titolo originale: Shojo
Regia: Eiji Okuda
Sceneggiatura: Izuru Narushima, Katsuhiko Manabe
Fotografia: Hirokazu Ishii
Montaggio: Shigeru Okuhara
Musica: Shigeru Umebayashi
Scenografia: Katsuhiko Hibino
Interpreti: Eiji Okuda, Mayu Ozawa, Ahoji Akira, Mari Natsuki, Hideo Murota
Produzione: Zero Pictures e Naho Hamba Beyotexe
Distribuzione: Zero Pictures
Durata: 132 minuti
Origine: Giappone, 2001




Okuda, al suo esordio alla regia suggerisce le traiettorie serpentine di un desiderio, che a poco a poco uniscono la storia presente a quella passata e la memoria al suo segno.

Lirico, ironico, passionale. Il melodramma di Eiji Okuda, presentato alla 58° mostra del Cinema di Venezia, è la messa in scena di un amore puro, la rivelazione di una corrispondenza affettiva-emozionale e la scoperta di una segreta complementarietà tra immagini e desideri. Intriso di sottili contaminazioni con elementi propri del b-movie giapponese (erotico e poliziesco), “Shojo” è un’opera rigorosa, attenta, che palesa la propria accuratezza nella precisione dei tagli, negli effetti di chiaro-scuro e nella composizione dei volumi, ma riesce sempre a manifestare il vitalismo e l’impulsività caotica dei sentimenti. Okuda, al suo primo esordio alla regia, suggerisce infatti le traiettorie serpentine di un desiderio, che a poco a poco uniscono la storia presente a quella passata, la memoria al suo segno, la rappresentazione alla sua nostalgia, e attribuiscono ai personaggi quella intensità tragica e lieve che permea ogni loro azione. L’incontro tra il poliziotto Tomokawa e la giovanissima Yoko, diventa così lo spunto narrativo per dare il via a un’esplorazione lenta e dolorosa tra mondi e paesaggi, apparentemente distanti: adulti e adolescenti, uomini e donne, ma anche giovani e vecchi, vivi e morti, folli e non folli, nel tentativo di rintracciare simmetrie nascoste e punti di contatto. Yoko è l’intermediario di questo confronto, un crocevia di sguardi e il vettore scatenante che innesca (e impone) a tutta una comunità la sua necessaria metamorfosi. Tramite la sua presenza e la sua problematica fisicità (la sessualità di un’adolescente è un sempre un elemento critico) non solo prende corpo il non-visibile (ovvero l’immaginario erotico, il passato della madre e di Tomokawa, la follia di Sukemasa e la pulsione figurativa del nonno di Yoko) ma si libera una reazione violenta, che altera ruoli e stati psicologici e smuove dall’inerzia un microcosmo rigidamente vincolato dai propri tabù morali e sessuali. L’amore tra Yoko e Tomokawa, diventa così un’esperienza catartica totalizzante, un icona da farsi incidere sulla carne, da vivere e lasciar vivere, intensamente.







La chambre des morts (Melody’s Smile)
Regia : Alfred Lot
Sceneggiatura: Alfred Lot e Franck Thiliez (romanzo)
Nazione : Francia
Interpreti : Mélanie Laurent (Lucie), Eric Caravaca (Moreno), Gilles Lellouche (Sylvain), Jonathan Zaccaï (Vigo), Céline Sallette (Annabelle), Laurence Côte (Alex), Jean-François Stévenin (Léon)
Fotografia : Jérôme Almeras
Scenografia : Jean-Pierre Fouillet
Montaggio : Maryline Monthieux
Produttore:  Charles Gassot
Musica originale : Nathaniel Mechaly

Durata : 1h58min

Dunkerque, una notte di dicembre. Vigo e Sylvain, due tecnici informatici disoccupati, vanno a imbrattare i muri della compagnia per cui lavoravano e poi si lanciano in una corsa a folle velocità su un gigantesco piazzale vicino al mare. Qui, dopo aver schivato un treno merci, travolgono in pieno uno sconosciuto sbucato dal nulla, uccidendolo sul colpo. Sylvain vorrebbe chiamare la polizia, ma quando Vigo trova una borsa piena di soldi (2 milioni di euro) accanto al cadavere dell'uomo investito, convince l'amico a tenersi il malloppo e a sbarazzarsi del corpo gettandolo in uno stagno. L'intera scena è stata vista da qualcuno che tiene in ostaggio una bambina: i soldi servivano a pagare il riscatto di una ragazzina cieca, che viene uccisa con un agghiacciante rituale.
Adrenalinico thriller al femminile (protagonista è Lucie, una giovane detective della polizia interpretata da Mélanie Laurent), La chambre des morts è un polar con poderosi innesti horror (in questo si avvicina a L'ultima missione di Olivier Marchal). Il lungometraggio d'esordio di Alfred Lot mette in scena le indagini della polizia di Dunkerque alle prese con un duplice caso di rapimento (dopo l'uccisione della prima bambina ne viene immediatamente sequestrata un'altra) che si trasforma in un conto alla rovescia (la seconda ragazzina è diabetica e ha i medicinali di sopravvivenza per sole 40 ore) colorato di tinte macabre (il cerimoniale dell'assassinio lascia indovinare l'opera di un serial killer).








  • Titolo: My Summer of Love
  • Titolo originale: My Summer of Love
  • Nazione: Gran Bretagna
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 86 min
  • Anno di produzione: 2005
  • Regia: Pawel Pawlikowski
  • Distribuzione: Fandango Distribuzione
  • Uscita: 17/06/2005
  • Mona è una ragazza di un piccolo paese dello Yorkshire, che ha come sola compagnia quella di suo fratello, recentemente convertitosi alla fede dopo un periodo in cercere. L'esistenza di Mona viene cambiata radicalmente dall'incontro con la ricca e affascinante Tamsin, studentessa in vacanza, che sembra completarla e capirla come mai nessuno prima. Dall'amicizia le due ragazze scivolano in una passione vissuta senza pudori e (apparentemente) dubbio alcuno...




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