martedì 24 agosto 2010

maestri...

Cercate di esser capaci di seguire nuovamente la natura, ed essa sarà il vostro maestro. Imparate a conoscere il magazzino della natura e le celle in cui sono disposte le sue virtù. Le vie della natura sono semplici e non richiedono alcuna ricetta complicata (Paracelso)


San Francesco

All’interno della sua vocazione francescana ne nacque ben presto un’altra, in piena armonia e sintonia con la prima: quella dell’interesse per la natura, gli animali, le erbe, i funghi: anch’essi creature di Dio, dono di Dio agli uomini. Come san Francesco avrebbe voluto cantare e cantò di fatto con la sua vita e con il suo entusiasmo:
«Laudato si, mi Signore,
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governae
produce diversi fructi con coloriti fiori et erba».
Fu certamente una vocazione innata, un’inclinazione tutta personale. Forse portò con sé dal piccolo borgo natio l’amore alla natura e qualche nozione attinta alle conoscenze popolari, ma è certo che in convento trovò un clima adatto alla sua crescita e la possibilità di apprendere e approfondire ciò che già sentiva nell’anima. In ogni convento francescano c’è sempre un giardino per i fiori, un claustro ingentilito di corolle. Francesco stesso, come narrano i suoi primi biografi «consigliava all’ortolano di adattare a giardino una parte dell’orto, dove seminare e trapiantare ogni sorta di erbe odorose e di piante che producono bei fiori, affinché al tempo della fioritura invitino tutti quelli che guardano a lodare Dio, poiché ogni creatura sussurra e dice: `Dio mi ha fatta per te, o uomo”» (Legg. perugina).

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